matemauro

Di matematica ma non soltanto…

Ciao, papà…

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Caro Mauro,
la notizia che ho appena ricevuto mi ha rattristato molto. Conoscevo tuo padre fin da quando ero bambina, i nostri genitori erano amici e si frequentavano. Ricordo le nostre chiacchierate, quando ci incontravamo a qualche ricevimento presso l’ambasciata o in altre occasioni. Una cosa che avevamo in comune era l’affetto e l’ammirazione per Alexander Dubcek. Tuo padre mi ha anche regalato i libri che ha scritto su di lui. Con Luciano se ne va un pezzo della nostra e anche della mia storia.
Un abbraccio
L.C.

Caro Mauro,
come mi dispiace! Sapevamo naturalmente che stava poco bene da tempo, ma a queste notizie non ci si abitua mai. Luciano per me è stato un faro di conscenza, un grande amico e una persona davvero degna con la quale ho scambiato idee, contatti, svolto attività lavorativa assieme da almeno trent’anni (forse anche più). Lo serberò sempre nei miei ricordi. Ti sono vicino in questo doloroso momento in cui non ci sono mai parole sufficienti a riflettere i sentimenti che si affastellano nella mente e nel cuore e tanto meno a consolare te della perdita del padre.
S.B.

Caro Mauro, ho letto solo adesso, non sai il dolore che mi provoca questa tua notizia, ti sono vicina in questo momento e immagino le sofferenze tue e di Luciano… un altro pezzo della nostra storia che se ne va, un’ intelligenza ed una esperienza.
Non posso dire altro mi passano davanti tante cose e tante memorie, ti siamo vicine con E…. un abbraccio affettuoso. Tra qualche giorno ti chiamo, penso che adesso sei troppo preso da tutte le incombenze per parlare.
D.R.

Mauro,
per me é un pezzo della mia vita che é scomparso, anzi, degli anni giovani a Roma. Ti abbraccio. Fammi sapere per i funerali o altro: se possibile cercheremo di esserci, malgrado qualche acciacco.  
A.W. e V.T.

Caro Mauro,
sono addolorato per la notizia che ci hai comunicato. Sai quanto ero personalmente legato a Luciano da sentimenti di affetto e di stima.
D.M.

Vážený pán Mauro Antonetti,

prijmite našu úprimnú sústrasť. Vášho pána otca sme si veľmi vážili. Aj po smrti môjho manžela Petra Dubčeka (syna Alexandra Dubčeka) sme boli ja a malý Peťko (11 rokov) s ním v kontakte.
Je nám úprimne ľúto, že už nie je medzi nami.
S úctou Vaši

M.D. e P.D. (nuora e nipote di Alexander Dubček)

Caro Mauro,
ricordo con vivo affetto la figura e l’opera di Suo padre e ne conservo grande stima per il suo appassionato impegno politico e culturale. Ora più che mai c’è bisogno di un “socialismo dal volto umano” di fronte a un capitalismo sempre più arrogante e disumano e si cercherà quindi con i nostri comuni amici di continuare la strada indicata da Dubcek, dall’umanesimo di T.G. Masaryk e dalla migliore tradizione socialista europea. In questo modo sarà presente, non solo nei suoi scritti e nelle sue innumerevoli traduzioni, l’attività di Suo padre.
Con un forte abbraccio
F.L.

Caro Mauro,
Luciano era un carissimo amico e una persona che ricorderò sempre per il suo impegno di cuore, di verità, di relazioni umane autentiche. Per la sua umiltà, per la generosità con cui dava di se stesso, per l’aiuto che ha dato a Pelikan e a tutti noi cechi e slovacchi che incontratu sulla tortuosa strada di giustizia sociale e di ideali non ideologici.
Penso a lui e l’accompagno con il mio cuore, penso a te e mi dico che la vita non è stata tenera e non lo sarà. Ci siamo incontrati poche volte, eppure la vostra casa, tua madre e il sorriso di Luciano sono un tesoro per me.
Ti esprimo le mie condoglianze, ti auguro tanto coraggio e se potessi esserti utile, famelo sapere, per favore.
S.R.

Gentilissimo Mauro,
leggo solo ora la tristissima notizia, che mi addolora molto. Ho avuto modo di conoscere Suo padre solo negli ultimi anni, ma mi ha sempre colpito la sua grande umanità e onestà inellettuale, unite a un’acume e un’ironia davvero non comuni. Conoscerlo e ascoltare i suoi ricordi, le sue testimonianze e le sue analisi è stato certamente un privilegio.
In questo momento di grande dolore e tristezza, invio un forte abbraccio a tutti voi suoi familiari.
A.H.

Caro Mauro,
la notizia tristissima che mi dai mi addolora profondamente. Non vi ero affatto preparato, venerdì pomeriggio lo avevamo trovato lucidissimo, anche se alquanto affaticato (aveva appena cominciato la fisioterapia, non pensavo proprio che si sarebbe trattato di un definitivo commiato; volevo pensare piuttosto alla degenza dell’anno scorso, che aveva avuto tanti momenti intensi e affettuosi e si era conclusa con l’uscita “riparatrice” di quel libro così bello).
Per parte nostra perdiamo un amico e un compagno che, insieme con Marcella, ci è stato carissimo. Da lui abbiamo imparato moltissimo e capito come la passata grandezza del PCI derivasse proprio da persone fatte come lui. Per noi è stato un esempio di sobrietà, di moralità, di rigore intellettuale, di infinita generosità e di rifiuto di ogni facile protagonismo (che si sarebbe potuto tranquillamente permettere) che rimarrà sempre dentro di noi. C’è una pagina del suo diario che registra, tra l’altro, il nostro primo incontro, al Convegno di Parma, e lì non senza commozione mi è capitato di leggere già un anno fa che eravamo già diventati amici. E’ andata proprio così.
E’ stato un vero privilegio conoscere Luciano e condividere con lui tanti momenti dalla grande e piccola storia che ci è capitato in sorte di attraversare. E con lui non potremo mai dimenticare nemmeno Marcella, sua compagna di vita (sai che venerdì ricordavamo insieme i suoi inimitabili panzerotti?).
Mi dispiace enormemente di non potere essere presente oggi vicino a te ai tuoi familiari perché, come purtroppo spesso mi accade, sono qui trattenuto a C. da dove tornerò soltanto mercoledì sera.
Mi dispiace di poterti solo inviare queste poche parole e abbracciarti forte con tutto il mio affetto e la mia amicizia, insieme con R.
C.N.

Voglio aggiungere anche il mio personale cordoglio a quello dei tanti che hanno pianto la scomparsa di Luciano. Ricordo bene il tratto umano di grande cordialità e attenzione con cui mi accolse quando, giovane studente e militante, collaborai negli anni ’70 alla Scuola di Partito, e la feconda ed intensiva collaborazione che ebbi con la Nuova Rivista Internazionale da lui diretta. Ed ho a cuore i gradevoli momenti conviviali – purtroppo rari – che passammo assieme, con la vostra moglie e compagna, nei quali ricordava gli inizi della sua militanza politica in Calabria con arguzia, passione e vivacità. Era un esempio di quella forza e tenacia che profuse, per tanti anni, nella solidarietà al popolo cecoslovacco e nella sua sincera vicinanza agli uomini della Primavera di Praga. Luciano di merita appieno la stima di cui ha goduto.

 

G.M.

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28-03-2012 at 15:17

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Luigi Tenco – E se ci diranno…

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Luigi Tenco – E se ci diranno….

Ancora auguri a tutti!

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31-12-2011 at 23:04

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La depressione: un problema economico o politico?

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Paul Krugman è un economista statunitense; considerato un liberista di scuola keynesiana, è stato insignito del Nobel per l’economia nel 2008. Dal 2000 collabora con il New York Times, per il quale tiene anche un blog, che ogni tanto vado a leggere. L’altroieri ha pubblicato un post che mi pare chiarisca perfettamente qual è il problema dell’attuale situazione socio-economico-politica. Vi raccomando, in particolare, l’ultimo paragrafo. (Cliccare sull’immagine per leggere l’originale; la traduzione e le sottolineature sono mie.)

Il disfattismo della depressione

Un certo numero di persone mi ha chiesto di intervenire sull’articolo di David Brooks di oggi. Spiacenti, non è mia intenzione di rendere pan per focaccia. Fatemi invece solo fare una considerazione più generale.

Ovunque, in questo momento, ci sono persone che asseriscono che i nostri giorni migliori sono passati, che l’economia ha subito una generale perdita di dinamismo, che è irrealistico aspettarsi un rapido ritorno a qualcosa come la piena occupazione. C’era gente che affermava la stessa cosa nel 1930! Poi arrivò la seconda guerra mondiale, la cui conclusione portò a uno stimolo fiscale di dimensioni adeguate, e improvvisamente ci furono abbastanza posti di lavoro, e tutti quei lavoratori non necessari e inutili si sono rivelati molto produttivi, appunto.

In ciò che vediamo intorno a noi non c’è nulla – nulla – che indichi che l’attuale depressione sia qualcosa più che un problema di domanda insufficiente, che potrebbe essere risolto in pochi mesi con le giuste politiche. Il nostro problema non è, in definitiva, economico: è politico, è provocato da una élite che preferisce aggrapparsi ai propri pregiudizi piuttosto che risollevare la nazione.

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29-12-2011 at 12:34

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Auguri per il 2012 a…

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Auguri di un felice 2012 a Fausto Simoni, dirigente dell’Enav, l’unico che si sia rifiutato di prendere tangenti in cambio di appalti per la società della moglie del presidente di Finmeccanica Guarguaglini. Un dirigente di un’impresa pubblica che rifiuta di arricchirsi è (purtroppo) un granello di sabbia in quella cloaca delle società pubbliche che erano (e forse in buona parte sono ancora) soltanto ingranaggi per produrre proventi illeciti.

Auguri di un buon anno nuovo a Simone Farina, calciatore del Gubbio: gli è stato chiesto di vendere una partita per 200 000 euro e lui, che ne guadagna 90 000 all’anno, ha detto no. Una mosca bianca, probabilmente, in quell’altro marcio mondo del pallone italico, un uomo che – ha dichiarato il Ct della nazionale Cesare Prandelli – “ha fatto il suo dovere con coraggio e bisogna dirlo forte” e perciò verrà premiato con la convocazione in nazionale.

Auguri di un buon 2012 a Lucia Codurelli, deputato Pd che ha votato sì alla manovra del governo Monti, ma poi ha pubblicato un lettera nella quale afferma: “Ho votato la manovra, un voto difficile e sofferto, un voto che. Ho votato si, ho votato mostrando la mia faccia anche se sarebbe stato più comodo assentarmi, un sì  per non accomunarmi alla demagogica e vergognosa ipocrita [ipocrisia?] della Lega che dopo aver votato di tutto in questi anni passati al servizio dell’imperatore portando il Paese sull’orlo del baratro, ieri in aula ha strumentalizzato senza vergogna lavoratori e pensionati…”

Auguri, ancora, a Carlo Mosca, nominato consigliere personale (senza compenso) da Anna Maria Cancellieri, ministro dell’Interno: è stato il prefetto di Roma fino al 2008, quando venne rimosso dal suo incarico dopo essersi rifiutato – nonostante le sollecitazioni dell’allora ministro Roberto Maroni e del sindaco Gianni Alemanno – di rilevare le impronte digitali ai minori che vivono nei campi nomadi.

Auguri, insomma, a tutti coloro che – come i succitati Codurelli, Mosca, Simoni e Farina – fanno semplicemente il loro dovere mostrando senso civico nel loro agire quotidiano e per questo, ahimé, fanno notizia. Ci siamo talmente disabituati a certi comportamenti che mi pare giusto ricordarli nei miei auguri: è gente che ci dà il buon esempio.

Non posso chiudere,però, senza fare gli auguri a questa nostra Italia che entra nel 151° anno di vita, un’Italia una e indivisibile, come l’hanno voluta i nostri Costituenti, dal Nord al Centro, dal Sud alle isole. Auguri ai pochi che in questa Italia sanno amministrare senza guardare il proprio tornaconto, e soprattutto a coloro che studiano, lavorano, operano per il suo progresso. Auguri a quelli che hanno voluto o sono dovuti restare, ma anche a quelli che son dovuti partire perché non avevano scelta. Auguri a chi crede nel federalismo, purché non sia una parola usata per nascondere la volontà di far star meglio chi già sta bene e peggio chi sta male. Auguri a chi crede che i servizi essenziali spettino a tutti allo stesso modo, che si abiti a Bolzano o a Messina.

E, infine…

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28-12-2011 at 18:53

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Breve storia dei linguaggi di programmazione – 1

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Più o meno un mese fa ho scoperto un sito che per me, matematico, informatico (nato programmatore) è una miniera d’oro per tenere allenata la mente: parlo di Euler Project, una raccolta di problemi attinenti alla matematica e alla programmazione. In questo periodo ho risolto circa 150 dei 350 (e rotti) problemi che vi sono attualmente (ne esce uno nuovo a settimana). I temi trattati spaziano dai numeri primi al triangolo di Pascal (di Tartaglia per noi italiani ;-)), dalla geometria alle equazioni diofantee, dai triangoli magici ai problemi di conbinatoria e così via.

Naturalmente i primi problemi (quelli di numero più basso) sono stati quelli più facili da risolvere, alcuni addirittura li ho risolti con carta e matita (non penna, ché qualche errore scappa sempre! :-D), poi, aumentando la difficoltà, sono dovuto ricorrere al computer e dunque ai linguaggi di programmazione… 😉

Per me, che ho iniziato a programmare ai tempi dell’Università con la mitica TI-58 e poi con lo ZX-80(1), è stato quasi un tornare indietro di una trentina d’anni, ai tempi belli dell’informatica (se pensate che quando feci il corso di programmazione per l’azienda alla quale ho dato il meglio di me stesso per vent’anni, lavoravamo ancora con le schede perforate, penso che capiate di cosa sto parlando… ;-)).

È ovvio che ho iniziato a sviscerare i problemi del Progetto Eulero con gli strumenti più semplici dell’informatico, il Basic, poi lo Small Basic, quindi il Visual Basic, accorgendomi però che, man mano che cresceva il grado di difficoltà, occorrevano strumenti sempre più potenti per riuscire a rimanere nel tempo di un minuto che il sito dà come limite (naturalmente virtuale, dato che non c’è nessuno che controlla, ma in questi casi la propria coscienza è il giudice migliore… ;-)) per ottenere la soluzione corretta.

Dunque, per migliorare le mie prestazioni, sono passato man mano a strumenti (linguaggi) più evoluti: il C++, il Java, il Python, lo Haskell, e altri che adesso non sto a elencare; linguaggi che, a parte i primi due, sinceramente non conoscevo (o conoscevo soltanto per sentito dire). E così ho scoperto un mondo intero di linguaggi dei quali avevo poca o nulla cognizione.

Questo processo personale mi ha portato a pensare di poter diffondere, tra il colto e l’inclita (cit.), una piccola ma densa storia dei linguaggi di programmazione, anche perché tutto sommato rappresentano uno spaccato della storia dell’informatica, scienza che tanta importanza ha al mondo d’oggi.

E già questa sarebbe stata una motivazione sufficiente. Poi però ho scoperto che a metà gennaio ci sarà la prossima edizione (la n. 45) del Carnevale della Matematica, al quale più volte ho partecipato, e che a organizzare questa edizione sarà la mia amica Annarita e che il tema del Carnevale di gennaio sarà “Teoria della computazione, storia del pc e dintorni” e dunque, come si dice, con questa serie di articoli acchiappo due piccioni con una sola fava! (absit iniuria verbis…. :-D)

Bene, come introduzione per far venire l’acquolina in bocca a chi è interessato (e spero anche a chi lo è meno ;-)) mi pare che basti, a rileggerci alla prossima puntata!

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(1) Per chi sa un po’ di storia delle calcolatrici programmabili e dei primi computer da tavolo che si collegavano al televisore di casa: ebbene sì, io ero per la Texas Instruments contro l’HP e per la Sinclair contro l’Amiga-Commodore! Come disse qualcuno (ma pare che la citazione, almeno in questo caso, sia apocrifa), ci sedemmo dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano occupati… 😉

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28-12-2011 at 01:04

I miei auguri di Natale

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Sta cambiando il mondo nel quale ci muoviamo. Vabbe’, non è una novità… il mondo, per fortuna, cambia in ogni istante. Ma quello che intendo dire è che per la prima volta, da vent’anni (più o meno) a questa parte, il termine di paragone per come si muove la Politica (quella con la p maiuscola, ovviamente) non è più Berlusconi (o quantomeno è molto meno appariscente di prima, povero vegliardo pedofilo, lasciamolo pure marcire nei suoi processi).

Era facile, quando al governo c’era lui con i suoi scalzacani, prendersela con le decisioni e le esternazioni sue o della Gelmini o del Brunetta o Sacconi di turno. Adesso tocca confrontarsi con persone che quando parlano sanno di quel che parlano; poi, come già accennai qualche tempo fa, si può essere o meno d’accordo, ma almeno un terreno di discussione comune c’è. Era facile prima: sapevamo di avere ragione, manco ci impegnavamo più di tanto, perché le corbellerie si palesavano platealmente per quello che erano; adesso no, sulle cose tocca ragionarci, vederle punto per punto e una per una e sviscerarle adeguatamente. Azz, che fatica! 😉

Insomma, è tornata la voglia di Politica, senza spazio per gli scandali sessuali, i bunga-bunga, le dichiarazioni prive di senso pratico, i tunnel tra Ginevra e il Gran Sasso. Da qualche settimana è tornata la Politica: la riforma delle pensioni, il mercato del lavoro, le liberalizzazioni, i tassisti e le farmacie ecc.

Quindi meno spazio alle cialtronerie e alla facile demagogia: tutti ci dobbiamo rimboccare le maniche e “ripulirci” il cervello e la bocca mettendo al centro dei nostri discorsi le questioni pragmatiche e di forte impatto socio-economico. Io, per quanto mi riguarda e compatibilmente con le mie possibilità cercherò di fare così… e voi?

Il mio augurio di Natale (oltre al classico “sereno”, “foriero di pace” ecc.), rivolto a tutti e ognuno dei frequentatori di questo blog è che ognuno di noi possa riappropriarsi di quel pezzo di Politica di cui in questi venti anni siamo stati indebitamente usurpati.

Written by matemauro

24-12-2011 at 14:33

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Una ciambella col buco…

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Scherzo ovviamente, ma la cosa che segnalavo in un commento al post precedente, si è verificata… Il vostro umile scrivano è stato pubblicato su un giornale online, precisamente Paneacqua, gloriosa erede di Aprileonline.

Ecco la testata del giornale, cliccate e leggete! 😀

 

Written by matemauro

13-12-2011 at 21:09

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Piccola lezione di fiscalità equa

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Chiarissimo Professore Monti,

devo dire che fin dall’inizio della Sua esperienza quale Presidente del Consiglio dei ministri, ho avuto un atteggiamento di buona disposizione verso questo “nuovo corso governativo”, non foss’altro perché credevo (e i primi fatti mi hanno dato ragione) che sarebbe finalmente cessata la pletora di interventi su una cosa seria come l’economia fatti da (come mi sono permesso di chiamarli) scalzacani, parvenues della politica così come dell’economia.

Ora però, Professore, dopo la presentazione di questa ennesima manovra finanziaria dell’anno di grazia 2011, mi consenta una breve osservazione, premettendo che non sono un’economista, ma un matematico che si diletta anche di cultura umanistica, e che per deformazione (professionale in un caso,  dilettantistica nell’altro), è abituato a dare alle parole il senso e il peso che esse meritano.

I Suoi discorsi – da quando si è insediato nella Sua attuale carica – sono infarciti dell’aggettivo (declinato sempre nel genere nel numero appropriati) “equo”; estraggo dal dizionario Sabatini-Coletti (edizione online sul sito del Corriere della Sera) la definizione di questo aggettivo:

1 Di persona, che giudica con imparzialità ed equilibrio: giudice e.

2 Di cosa, che ubbidisce a un criterio di giustizia, di corrispondenza tra dare e avere, tra colpa e punizione ecc.: prezzo e.; sentenza e.

Ebbene, Professore, mi permetto di sottoporLe questo semplice esempio che credo dimostri in maniera inoppugnabile che nessun regime fiscale in vigore in Italia (né, tantomeno, quello da Lei introdotto ultimamente) risponde alla seconda definizione del termine “equo”.

Prendiamo tre persone (diciamo Anna, Barbara e Cesare) più o meno della stessa età (diciamo sui 45 anni), che abitano tutte nella stessa grande città (Roma, tanto per dirne una) in una casa in affitto delle stesse dimensioni, nessuno dei tre è sposato né ha figli e, guarda caso, hanno goduto in questo anno dello stesso identico reddito lordo: poniamo 60 000  €. Le uguaglianze dal punto di vista reddituale, però, finiscono qui, e vediamo perché.

Anna lavora in una grande multinazionale, dove ha la qualifica di quadro con una buona anzianità. Poiché gode soltanto del reddito che le deriva dall’essere lavoratore dipendente, paga, su quel reddito di 60 000 euro, una tassazione IRPEF di 19 720 €.

Barbara invece lavora come segretaria in un’altra azienda; il suo reddito annuo sarebbe di 30 000 € lordi, ma per sua fortuna i genitori le hanno lasciato tre appartamenti che lei affitta a 10 000 € l’anno ognuno. Barbara paga allo Stato 6 883 € di IRPEF e una cedolare secca di 6 300 € per i canoni di locazione riscossi dai suoi affittuari (Barbara è una persona onesta e i suoi contratti di affitto sono regolarmente denunciati).

Passiamo infine a Cesare; egli non “lavora” (nel senso tecnico del termine) più: dopo molti anni passati nell’esercizio commerciale che era stato dei suoi genitori, ha avuto il coraggio e/o la fortuna di venderlo nel momento più opportuno e adesso, investito il ricavato della vendita in diversi fondi comuni d’investimento, ne ricava 60 000 € lordi, sui quali (anche con il recente aumento della cedolare dal 12,5% al 20%) paga 12 000 € di tasse allo Stato.

Ecco, Professore: le pare “equo” un regime fiscale che tratti in modo così “iniquo” i redditi? Non contando, per sovrapprezzo, che Cesare, quello dei tre che non produce e non fa produrre, non lavora e non dà lavoro, ma ha semplicemente immobilizzato dei capitali, è quello che addirittura paga meno tasse di tutti?

Non sarebbe più “equo” un sistema che tassasse tutti e tre per 14 967,67 €? O sono io che, da non economista, non capisco la differenza tra quei redditi oppure c’è qualcosa di ingiusto e di “iniquo” nel sistema di tassazione; e a quell’ingiustizia e a quell’iniquità quale governo migliore del Suo – composto di persone che della materia sanno – può (volendo) mettere mano e rimediare?

La ringrazio per l’attenzione che Ella vorrà concedere a questo modesto articolo.

Cordiali saluti e auguri di un buon lavoro sul fronte dell’equità.

Written by matemauro

10-12-2011 at 15:36

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L’inflazione per G.G. Belli

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Anche ai tempi del mio amato maestro di cultura romana, G.G. Belli, esisteva l’inflazione… 😉 Questo sonetto venne composto il 25 agosto 1830 nella trattoria Da Peppe er tosto (dove d’altronde venne scritta la maggior parte dei sonetti belliani) e, c’è da giurarci, con davanti un bel piatto di “nervetti”, e mezzo litro di vino con la fojetta… 😉

Tempi vecchi e ttempi novi

Ar zu’ tempo mi’ nonno m’aricconta
che nun c’ereno un cazzo bbagarini, 1
se vedeva ggiucà 2 co li quartini 3
a ppiastrella, e a bbuscetta 4: e mmó sse sconta 5.

L’ova in piazza, s’aveveno a la conta 6
cento a ppavolo e ssenza li purcini 7:
la carne annava a ssedici cudrini
ar mascello 8, e ddua meno co la ggionta 9.

Er vino de castelli e dder contorno
era caro a un lustrino pe bbucale 10
e ott’oncia a bboecco la paggnotta ar forno.

E mmó la carne, er pane, er vino, er zale,
e ll’accidenti, crescheno ’ggni ggiorno.
Ma ll’hai da vede che ffinisce male.

1 Non c’erano affatto bagarini; al tempo di Belli, il “bagarino” era un  monopolista di generi commestibili e altri.

2 Si vedeva giocare.

3 Quartino, come i successivi pavolo (paolo), cudrino (quattrino), lustrino (o grosso) e boecco (baiocco) erano tutte monete in corso all’epoca.

4 Piastrella e bucetta erano giochi di strada ai quali si giocava anche a soldi.

5 E adesso ne paghiamo le conseguenze.

6 Si contavano.

7 Senza i pulcini, quindi fresche.

8 Al macello.

9 Due di meno con l’aggiunta: la carne poteva essere “pulita” o “da pulire”, nel qual caso costava di meno, dovendo eliminare lo scarto; va da sé che le classi più misere utilizzavano anche lo scarto…

10 Boccale.

Written by matemauro

09-12-2011 at 14:31

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Lacrime, potere e persone affidabili

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Io non credo che il pianto del Ministro Elsa Fornero fosse dovuto al fatto che si sia accorta all’improvviso di cosa significano le sue misure, senza averci mai pensato prima; credo invece che, non essendo una persona abituata a decidere dei destini delle persone (a parte i suoi studenti agli esami), si sia umanamente commossa. Sapere che alcuni sacrifici sono – nel pensiero della Fornero – necessari, non vuol necessariamente dire che li si propone (impone) con leggerezza. Anzi, mi pare che proprio la “non leggerezza” (severità, starei per dire, anche se il termine ha assunto un significato anglofono che è affatto diverso dal significato latino) con cui, a partire da Monti e per proseguire con tutti gli altri, hanno proposto queste misure le rende, grosso modo, accettabili. Ciò detto, preciso: esse misure, nelle parti presenti e forse ancor di più in quelle assenti (l’ICI degli edifici ecclesiastici, in primis, ma anche le spese per le missioni militari e il contrasto alla corruzione dilagante), sono assolutamente criticabili e attaccabili, ma sono pensate e proposte da professionisti: loro stessi hanno ammesso, primi da molti anni a questa parte, di poter sbagliare, di essere perfettibili e di aver avuto, oggettivamente, poco tempo.

Tornando alla Fornero: le lacrime dei “potenti” sono una manifestazione di carattere molto delicato: furbe o vittimiste, a uso e consumo dei fotografi o che hanno il sapore della colpa; ci sono lacrime che estrinsecano una debolezza, e altre che rappresentano un punto di forza; ci sono lacrime finte, e ci sono lacrime vere. A ognuno il suo giudizio, ovviamente. Però: per capire il tipo di lacrime non bisogna andare a leggere un comunicato stampa o una nota ufficiale. Per coglierne il senso bisogna guardare in faccia una persona, e fissarla dritta negli occhi.

E il ministro Fornero ha un bel viso, che racconta esattamente gli anni che ha, senza trucchi e senza inganni.

(Foto Repubblica.it)

Qui Totò avrebbe utilizzato una delle sue frasi a effetto, che mi sento di poter adattare alla situazione: “a prescindere”… A prescindere da tutto il resto, questo governo è fatto di persone che, a torto o a ragione, sono convinti (e sperano) di agire per il “bene comune”. Ogni riferimento a governi passati (e ai suoi scalzacani) è assolutamente voluto.

Written by matemauro

06-12-2011 at 14:51